Il Palazzo del Segretario di Cosimo I de’ Medici

Palazzo Budini Gattai.

Fra Quattro e Cinquecento, nonostante i complessi eventi politici che si succedettero, un vento di fortuna commerciale ed economica spirò, forte e sicuro, sul destino della città di Firenze. Nuovi e geniali banchieri, talentuosi e intraprendenti mercanti, capaci di ‘vendere’ i loro sofisticati prodotti fra la nobiltà europea e una nuova generazione di uomini di grande preparazione e ingegno politico, molti dei quali divennero consiglieri di Stato, o comunque notabili di grande rilevanza nelle corti italiane ed europee, contribuirono, in maniera sostanziale, alla nascita ‘economica’ della Firenze Rinascimentale, che diverrà, nel frattempo un autentico cantiere, coordinato e diretto dai più grandi architetti del tempo. Cantiere che in molti decenni mutò sensibilmente il tessuto urbano della città medievale.

Fra le nuove vie e i molti nuovi palazzi, proprio a poche decine di metri da uno dei luoghi più amati dalla devozione popolare, la Basilica della Santissima Annunziata, sorse, per volontà di Ugolino di Jacopo Grifoni, rampollo di una famiglia originaria di San Miniato e Segretario personale del Duca Cosimo I de’ Medici, un grande palazzo destinato ad entrare nel novero dei più bei palazzi della città.

Nel 1549 Ugolino aveva acquistato una casa che, appunto sorgeva in quell’area, facendola poi demolire con l’idea di farvi edificare un grande palazzo che desse lustro alla propria persona e al blasone della famiglia. Il disegno fu affidato all’amico Giuliano di Baccio d’Agnolo, illustre architetto mediceo, figlio del grande Baccio, uno fra protagonisti dell’architettura fiorentina a cavallo fra Quattro e Cinquecento. Ma l’architetto qualche anno più tardi lasciò questa vita e la fabbrica passò sotto la direzione di Bartolomeo Ammannati e non, come alcuni erroneamente sostengono, di Baccio Bandinelli, che tuttavia probabilmente fu chiamato in causa e mise mano al disegno del giardino. L’Ammannati realizzò gran parte del grande corpo di fabbrica, portando a termine il piano terreno e il piano nobile. Nel 1574 il palazzo di Ugolino era terminato, anche se, diversamente da ciò che vediamo oggi, sorgeva su due piani e non su tre, visto che il terzo sarà aggiunto soltanto a partire dalla fine del secolo seguente, quando si darà vita ad interventi di restauro, rinnovamento e ampliamento, interessando per i lavori il brillante architetto Giovanni Domenico Ferretti, prima lama del settore in quel tempo.

Ma agli inizi dell’Ottocento anche la blasonata famiglia Grifoni, per sfortunate vicende, sarà costretta a cedere la grande dimora ai Riccardi e da questi, a metà Ottocento ai Mannelli, più tardi agli Antinori e infine, nel 1889 agli attuali proprietari, i Budini Gattai che metteranno mano al palazzo con interventi di restauro e abbellimento, in particolare inserendo uno scalone monumentale di prestigioso impatto. Ma, nel complesso, il corpo di fabbrica ha mantenuto l’originaria impronta datale soprattutto dall’Ammannati, di cui si riconosce la mano nella facciata che guarda il cortile dove, al primo piano, si apprezzano tre archi tamponati a tutto sesto, poggianti su semicolonne, una sorta di ‘firma’ dell’Ammannati che ritroviamo anche nella Basilica di Santo Spirito.

Il giardino, un tempo apprezzato per le tante statue presenti, oggi appare come uno spazio verde di fiori, in particolare camalie ed azalee, che si conclude con un bella fontana settecentesca, realizzata da Giovanni Bandini, valente scultore alla corte del Bandinelli ed epigono della maniera de Giambologna, che lascia questo piccolo capolavoro di grazia muliebre, espresso con una deliziosa statua di una Venere che porta una brocca d’acqua(nascente dalle acque) attorniata da due piccoli e mostruosi esseri marini inginocchiati ai suoi piedi e vinti dalla sua bellezza.

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