Un orgoglioso edificio a guardia dei vigneti

Con regale, imperiosa evidenza una villa, dalle fattezze inequivocabilmente fiorentine, s’impone, nel chiarore di un rilievo a tutto prato. Nel cuore del primo Chianti, appena lasciata San Casciano e imboccata la via per Mercatale Villa Le Corti ci racconta l’antichissima storia di una famiglia di principesche ascendenze, quella dei Corsini, riassumendo, nella sagoma e nei dettagli della sua architettura, gli stilemi del gusto costruittivo delle tante ville Quattro-Cinquecentesche che, a partire dai prototipi medicei di Michelozzo in Mugello e a Careggi e più tardi, soprattutto grazie alla maniera concreta ed elegante del Buontalenti, si porranno come riferimenti estetici di un’idea di bellezza sobria e funzionale alle umane necessità e talvolta all’impresa agricola.

Anche Villa Le Corti, come molte altri edifici coevi, fu costruita sui resti di una torre medievale sorta a guardia del territorio in tempi in cui queste terre erano contese fra le belligeranti rivali dei secoli XIII e XIV, Firenze e Siena. Con la definitiva supremazia fiorentina, già nel 1427 le terre circostanti la torre risultano di proprietà dei Corsini ma si dovrà attendere la seconda metà del Cinquecento per vedere nascere, sui resti del rustico edificio guerresco, una grande e orgogliosa villa di villeggiatura, appunto, che avrebbe connotato il blasone della famiglia. A volerla fu Bartolomeo Corsini che incaricò una fra i più stimati pittori e architetti del periodo, quel Santi di Tito, in gioventù aderente all’ultimo manierismo fiorentino ma più tardi divenuto il riferimento primo di un ritorno a un classicismo molto apprezzato che, di lì a pochi anni avrebbe ceduto il passo alla grande stagione del Barocco.
Ma non fu lo stesso Santi a dipingere gli affreschi che rendono ancora più preziosa la villa, bensì quel Bernardino Poccetti, detto anche delle Grottesche o delle Facciate, autentico specialista di pitture a fresco per molte prestigiose ville nella nobiltà locale.

Santi di Tito progettò un edificio a solida pianta rettangolare con due robuste torri, memoria, appunto della costruttiva medicea. Torri snellite da una bella bifora che ne attenua l’impatto un po’ severo. Ma l’elemento di maggiore seduzione è il cortile interno, quadrangolare con loggiato ad archi a tutto sesto e volte a crociera, un luogo che accoglie e pacifica perché senza copertura e dunque in relazione col cielo e che pare quasi una piccola Agorà privata.
Al primo piano il loggiato fu murato su tre lati per edificare una galleria che ospita i ritratti dei membri più autorevoli della famiglia
Al piano superiore fra alcune stanze private ecco la cappelle di famiglia con gli interessanti affreschi del Poccetti con, nella volta, l’Adorazione dei Magi e quattro medaglioni con le figure degli Evangelisti e sull’altare una tela con la Madonna con Bambino fra i Santi Bartolomeo e Andrea Corsini. Opere di ottima fattura, contraddistinte da quella sveltezza di tocco tipica del maestro freschista fiorentino.
Lo spaziale giardino, che si muove su due piani, il primo, in linea con l’ingresso alla villa, a prato, con relativo salvatico, il secondo, su un piano inferiore, a guardare prospettiamente la bella campagna chiantigiana, allestito all’italiana, con geometriche siepi di bosso.

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