Il palazzo del Granduca

ADSI.Arezzo_Palazzo Albergotti_soffitto

Nobiltà d’antichissimo lignaggio quella degli Albergotti d’Arezzo, già attestati nel 870 in città, dunque proprio al tempo dell’origine del Feudalesimo medievale. Famiglia che sarà per tutti i secoli a seguire un costante riferimento nella questione dell’amministrazione cittadina dell’antica città toscana. E di questa presenza, uno fra gli esiti architettonici più rilevanti sarà proprio il palazzo omonimo, realizzato, al chiudersi del Settecento, da quel singolare e geniale architetto, ma anche uomo di legge, poeta e letterato, che fu il senese Leonardo De Vegni, che lo concepì secondo gli stilemi che in quegli anni rappresentavano meglio il gusto e le ambizioni dell’alta borghesia e della nobiltà, quelli dello stile neoclassico. Dunque un’eleganza solenne e razionale, ripulita dalle talvolta eccessive e spossanti pesantezze del barocco e dalle giocose e pittoresche evoluzioni del rococò, che in questo edificio s’esprime con una facciata d’autorevole bellezza, rivestita a bugnato che presenta al centro sei lesene su cui poggia un timpano. Palazzo talmente apprezzabile che nell’Ottocento, per un breve periodo, fu eletto a residenza del granduca di Toscana.
Il bel palazzo Albergotti, detto anche ‘Delle Statue’ per una teoria di grandi statue allegoriche in terracotta che coronano il timpano, ha anche un bel giardino all’italiana visitabile, mentre gli interni, oggi sede della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le Provincie di Siena, Grosseto e Arezzo, non sono, purtroppo fruibili.

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