Non distante da piazza della Signoria, Palazzo Gondi spicca sugli altri per la sua magnificenza.
L’edificio, con le sue facciate organizzate in tre ordini di bugnato, fu progettato nel 1489 da Giuliano da San Gallo, l’archietteo prediletto del Magnifico su richiesta di Giuliano Gondi.
Avendo già comprato una modesta dimora nel quartiere di Santa Croce attorno al 1455, Gondi acquistò anche una teoria di case a essa prospicienti, che fece poi demolire per erigere il suo nuovo palazzo. Secondo una voce di popolo ch’è giunta fino a noi, Leonardo da Vinci avrebbe dipinto la sua Gioconda proprio in una di queste stanze, appartenute al notaio ser Piero, padre del pittore.
Il palazzo, che doveva manifestare l’importanza della famiglia che lo possedeva, fu sviluppato attorno ad un grande cortile monumentale cinto da ampie finestre, incorniciate da pietre disposte a raggiera.
L’edificio rimase tuttavia incompleto per molti secoli. Infatti, come emerge dal testamento dello stesso Giuliano Gondi, quando egli nel giugno del 1495 ospitò Guidobaldo da Montefeltro, Duca d’Urbino, il palazzo era già abitato, ma non ancora ultimato.
Nel corso del Seicento, il centro del cortile fu impreziosito da un’elegante fontana marmorea che sfruttava, per concessione granducale, l’acqua proveniente dal Giardino di Boboli.
Nella seconda metà del XIX secolo, con la trasformazione urbanistica della Firenze Capitale che coinvolse anche l’allargamento di via de’ Gondi, il palazzo conobbe un radicale rinnovamento. In particolare, fu l’intervento di Giuseppe Poggi, intorno al 1870, a conferire all’edificio le forme e i tratti attuali.
Palazzo Gondi rappresenta un raro esempio di palazzo fiorentino ancora di proprietà della famiglia che lo fece innalzare.
Il palazzo dei Gondi
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