Un’Aquila di pietra vecchia di mille anni

Pare un petroso nido d’aquila appollaiato sulla vetta di un’asperità. Attorno, una terra che declina verso valle, fra una macchia bassa e boschetti sempreverdi di ginepri, corbezzoli e roverelle. Un primo giro murario, poi vari corpi di fabbrica che danno l’impressione di un’unica, compatta fortificazione su cui svetta il mastio.

Come molti dei numerosissimi castelli della Lunigiana, terra bella, aspra e difficile, e percorsa da transiti medievali che collegavamo questa parte della Toscana a Roma, anche il castello dell’Aquila, che svetta tra le valli dei torrenti Lucido e Aulella, a guardare il borgo di Gragnola, arriva da un tempo lontanissimo, probabilmente dal IX-X secolo, anche se il primo documento in cui ne viene storicamente attestata l’esistenza è del 1347 e precisamente nel testamento del Marchese Antonio Malaspina di Fosdinovo.
Entrato nella complessa e spesso violenta strategia messa in atto dai vari rami della feudale famiglia Malaspina, che dal principio del Feudalesimo aveva esteso la sua potestà all’intero territorio, divenendo fra le più potenti famiglie feudali dei primi secoli del secondo millennio. Come qualsiasi antica fortificazione anche il castello dell’Aquila subirà nei secoli varie trasformazioni, quella più sostanziale risale ai secoli XV-XVI, quando, passato di proprietà dei nuovi marchesi di Castel dell’Aquila, sarà in gran parte ampliato e adeguato alle nuove necessità difensive con un solidissimo giro murario, adatto a sopportare le possibili offese arrecate dalle armi da fuoco. Anche l’ingresso al castello fu cambiato e furono edificati un barbacane e una nuova torre.
Fra il Quattrocento e il Cinquecento, la fortificazione andrà incontro a un destino complesso, subendo anche l’attacco delle milizie di Giovanni dalla Bande Nere, nonostante che l’anno precedente (1523), la fortificazione fosse passata sotto la protezione della Repubblica fiorentina.

Da questo momento il castello inizierà una vita più pacifica che tuttavia, soprattutto a partire dall’Ottocento, lo renderà ormai inutilizzato, fino al suo completo abbandono da parte della famiglia proprietaria.
Dopo due secoli di completo oblio, agli inizi degli anni Novanta del secolo scorso un lungo e rispettoso restauro lo ha riportato alla sua severa bellezza, convertendolo in una splendida dimora d’epoca per un turismo di alta gamma.

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