La Villa di Bohème

ADSI.Pistoia_Villa del Castellaccio_aerearetro.JPGC’è un dipinto del 1750, elementare nel disegno, teneramente ingenuo e devoto nella raffigurazione, che racconta di un miracolo occorso a un inserviente di una nobile famiglia, nella loro villa di campagna. Si vede il malcapitato volare giù dal piano alto dell’edificio ma s’intuisce che resterà illeso perché il Cristo e la Vergine, raffigurati come apparizioni celesti, lo proteggono dal Cielo.
La facciata è quella della villa, detta il Castellaccio, che sorge nella Valdinievole, a un passo da Montecatini. La stessa in cui, nell’Estate del 1895, Giacomo Puccini, già raggiunto un buon successo internazionale, si ritirò, nella quiete di queste nobili e riposanti mura, per ultimare il 2° e il 3° atto di un’opera cui stava già lavorando da due anni e che lo avrebbero reso immortale, Bohème. Un momento storico per la storia del bel canto e per quello di villa il Castellaccio.
Ma il dipinto non solo ci ricorda il metafisico episodio ma diventa un autentico documento di come la villa, al tempo eretta da circa un secolo, oggi sia rimasta, nella sostanza, molto aderente a quella originaria, nonostante alcuni lavori di ripristino e ampliamento eseguiti attorno alla metà dell’Ottocento. La sua solida, eppure svelta struttura a parallelepipedo, che si articola su tre piani, con le due facciate praticamente simmetriche, i cui ingressi sono anticipati da graziose scale, rientra infatti in quella maniera tutta toscana di intendere l’idea del bello: una solida, composta e non sfarzosa eleganza, che rimandi un senso di pensiero ordinato e virtuoso.
Nel corso della sua storia, la Villa è appartenuta a tre diverse nobili famiglie locali: i Toldi fino al maggio 1750, gli Orsi dal 1750 al 1926 e gli Anzilotti dal 1926 ad oggi.

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