Villa Bossi, a Pontassieve, fu eretta intorno alla prima metà del 1100 sulle preesistenze di una fortificazione appartenuta ai Da Quona, vassalli dei Conti Guidi.
Dopo vari passaggi di proprietà, nel 1592 la villa fu acquistata dai Marchesi Gondi, ancora oggi proprietari della prospera tenuta e antichi produttori di vino.
Dopo tale acquisto la famiglia, di cui si hanno notizie a partire dal XIII secolo, ampliò i suoi possedimenti nel Chianti Rùfina, zona vitivinicola nota e fiorente sin dal Rinascimento.
Nella seconda metà del XVIII secolo, l’abitazione signorile fu poi ampiamente ricostruita e arricchita con fastose decorazioni barocche per volontà di Niccolò Antonino Gondi. Fu in questa occasione che la piccola cappella divenne una chiesa con tre altari, un grande organo, i coretti laterali e una vasta sacrestia sul retro.
Villa Bossi, su spinta e idea della giovane vedova di Francesco Gondi, Maria de la Bruierre, fu ulteriormente restaurata e trasformata tra il 1878 e il 1884, periodo in cui la tenuta assunse un’importanza crescente per la famiglia.
In effetti, la nobildonna francese, non essendosi ambientata molto bene nella Firenze dell’epoca e trascorrendo la maggior parte del suo tempo nella residenza di campagna, si occupò personalmente della villa apportandovi consistenti cambiamenti: oltre a far costruire il salone centrale, fece rialzare la villa di un piano e ampliò le cantine con la realizzazione di una grande stanza attrezzata per le vinificazioni.
Grande importanza fu dato al meraviglioso parco della villa, costellato di cedri del libano e di lecci, di fronte al quale si estendeva un incantevole giardino all’italiana.
Certamente, questi grandi interventi di modifica, privarono la villa di quell’aspetto originario austero che l’aveva caratterizzata nel corso dei secoli e, ancora oggi, riecheggia di fasti francesi e baroccheggianti.
La villa che nacque severa e crebbe sontuosa
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