
Gli Ubertini, potente famiglia comitale che già dal chiudersi dell’XI secolo prese a crescere per potere e importanza, estendendo a macchia di leopardo i propri domini fra Poppi, Chiusi di La Verna, Bibbiena, e ancora nel fiesolano e nel Valdarno, con autentici borghi incastellati a presidiare le proprietà e le terre, alla fine del secolo seguente divennero anche signori di Gargonza, piccolo centro agricolo che fu dotato di solide mura e di armati, divenendo un importante riferimento a controllo e difesa dei loro possedimenti in Val di Chiana.
Il castello, sito in una zona collinare e boschiva, a una manciata di chilometri da Monte San Savino, in una terra antichissima di memorie etrusche, qualche anno più tardi, precisamente nel 1304, darà asilo al Divin Poeta e ad altri fuoriusciti ghibellini, fuggiti dall’ormai Guelfa Firenze.
Solo tre anni più tardi, le armate fiorentine lo assaliranno ma grazie a un astuto espediente il castello riuscirà ad evitare la capitolazione. Nel 1381 sarò poi venduto dagli Ubertini ai senesi ma solo pochi anni più tardi sarà di nuovo occupato dai fiorentini. In questa sorta di obbligata giurisdizione (gli abitanti erano avversi a Firenze) trascorreranno i decenni più turbolenti della storia toscana, fino alla costituzione del Granducato. è in questo periodo, e precisamente dal 1546, che Gargonza passerà di proprietà a Lotteringhi della Stufa, perdendo in gran parte le sue caratteristiche guerresche per diventare sempre più, negli anni a seguire, un borgo agricolo e un luogo di villeggiatura e di caccia. Alla fine del XVII secolo, il definitivo passaggio di proprietà ai Marchesi Corsi (tutt’oggi proprietari), ne confermerà la vocazione agricola, anche alimentata grazie alla bonifica messa in atto in quel tempo un po’ in tutta la Val di Chiana.
Venendo allo scorso secolo si deve al marchese Roberto Corsi Salviati, il restauro conservativo dell’intero Castello di Gargonza, che iniziato a partire dagli anni’60, si mostrerà filologiacamente rispettoso della sua originaria natura, restituendoci un piccolo gioiello medievale di grande fascino, con l’alta torre, le mura, la porta originaria del Duecento, i vicoli e i crocicchi tipici di quell’atmosfera tanto remota e evocativa.
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