
Casentino, terra di retaggio feudale e spirituale, terra dove gli Ubertini, radicarono il loro potere, creando, nel Medioevo, una piccola e potente Signoria rurale, affrancata dalla Repubblica fiorentina e dove il Santo d’Assisi lasciò un segno imperituro della propria impronta spirituale. E proprio La Verna, il lungo della memoria di Francesco, confina con Chitignano, uno fra i tanti luoghi legati alla memoria degli Ubertini, che vive da sempre in simbiosi col suo castello risalente al X secolo, in principio appartenuto ai conti di Chiusi e dal 1261 al 1830, ai Conti Ubertini, appunto.
Castello la cui vicenda è legata ad alcuni momenti salienti della storia toscana, a partire dalla battaglia di Campaldino, dove il vescovo d’Arezzo, Guglielmo Ubertini, proprietario del castello, si mise a capo dell’esercito ghibellino per affrontare, ma senza fortuna, le truppe dei guelfi fiorentini, fra le cui file cavalcava il giovane e ardente poeta Dante Alighieri.
Nei secoli il castello perderà in gran parte il suo originario assetto guerresco, andando incontro a importanti ampliamenti e a radicali trasformazioni, tanto da acquistare le sembianze di un grande complesso agricolo fortificato che si apre al visitatore con un bello spazio esterno, in precedenza la piazza d’armi, che dà accesso a un’ampia corte a volte affrescate da cui, attraverso una nobile scalinata, si accede al corpo di fabbrica. Un dedalo d’ambienti fra cui emerge la prestigiosa Sala d’arme, coperta da un bel soffitto a cassettoni, decorato con piastrelle policrome e impreziosita da un monumentale camino seicentesco e gli ambienti privati del vescovo Guglielmo, con attigua cappella barocca.
L’ultimo piano invece ci porta in un’atmosfera meno lieta visto che queste stanze, definite delle sentenze, erano riservate al giudizio dei presunti colpevoli, che, una volta riconosciuti tali, erano condannati all’impiccagione o alla mannaia. Mannaia ancora accolta nel suo ceppo.
Uscendo dal castello la torre campanaria, con campana quattrocentesca, che spazia su l’intero complesso edificato, saluta, con altera e semplice bellezza, la nostra visita.
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