
Palazzo Borghese Aldobrandini sorge a un passo da piazza del Duomo, piazza San Firenze, piazza della Signoria, nel centro nevralgico e più prestigioso di quella Firenze che proprio in questo piccola area consolidò i canoni della sua bellezza, spargendo i semi del suo mito. Ma nonostante questo non è così celebre come altre nobili dimore della zona. Eppure è un esempio ragguardevole e grandioso del Neoclassicismo e può far forza su una storia che prese avvio agli albori del Quattrocento e si concluse, almeno dal punto di vista costruttivo, agli inizi dell’Ottocento. Una storia scritta da importanti famiglie fiorentine e romane e che per un tratto vide coinvolta anche la famiglia Bonaparte.
Ma andiamo per ordine. Siamo in pieno Quattrocento e una famiglia di ricchi mercanti fiorentini, gli Aldobrandini, è in piena crescita economica e sociale in una Firenze che si sta accreditando come una fra le più interessanti città di una nuova generazione di avveduti imprenditori mercantili che in breve la faranno divenire un faro culturale e un modello di riferimento per l’intero contesto europeo.
I Salviati acquistano due edifici adiacenti agli inizi dell’attuale via Ghibellini, li accorpano e ne fanno un palazzo adeguato al loro rango.
La fortuna della famiglia non si arresta e durante il secolo seguente i loro discendenti incaricano l’architetto Gherardo Silvano di un ulteriore ampliamento del palazzo, mediante la creazione di spazi nuovi e volumi supplementari. Ma per giungere all’attuale versione si dovranno attendere le nozze del Granduca Ferdinando III con la Principessa Maria Ferdinanda di Sassonia, celebrate nel 1821, quando il Principe romano Camillo Borghese, proprietario dell’immobile e consorte di Paolina Bonaparte, incaricano il giovane e molto apprezzato architetto Gaetano Baccani, che darà al palazzo e alla facciata un’impronta di chiara ispirazione neoclassica e agli interni un aspetto sontuosa, realizzando un ampio scalone d’onore che sale al piano nobile dove si aprono le opulenti e magnificenti Sala degli Specchi e Galleria Monumentale o Salone delle Feste, interamente decorata di affreschi di Giuseppe Bezzuoli, maestro di Giovanni Fattori e Nicola Cianfanelli, entrambi abilissimi artisti di soggetti storici. Il salone è poi ulteriormente connotato e impreziosito da stucchi, bassorilievi, statue, colonne.
Attualmente il palazzo, di proprietà della famiglia Tognini Bonelli, che ne abita un’ala, è riservato a ricevimenti, congressi ed eventi di grande risonanza mediatica.
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