
“Possesione con Chasa da signore e orto e con chase dallavoratori posta in val di Grieve nel luogo detto aGhabbiano”. In questo stralcio tratto da una dichiarazione catastale presentata da Tommaso Soderini nel 1480 entra in scena una fra le più suggestive e antiche dimore del Chianti fiorentino, il Castello di Gabbiano, il cui nucleo originario, risalente al Duecento, s’individua in una solida torre quadrangolare che s’impone sulla facciata centrale. Torre che fu acquisita dalla famiglia Bardi, che ampliò con nuove strutture, per poi cederla, agli inizi del XV secolo, ai Soderini, appunto, fino a giungere a quel Tommaso che ne denuncia la proprietà nella dichiarazione catastale di cui sopra. Castello che appartenne, dunque anche a Pier Soderini, in quanto figlio di Tommaso, Gonfaloniere della Repubblica fiorentina, uomo di fiducia de’ Medici e figura di spicco della Firenze tardo quattrocentesca, almeno fino all’aprirsi del funesto periodo savonaroliano.
Un castello o più propriamente una ‘casa da signore’ fortificata che proprio sotto la proprietà della potente famiglia fiorentina divenne una fiorente fattoria dotata di tre unità poderili e che, dopo il lungo e forzato esilio, la famiglia recuperò e restituì a nuova vita, mantenendone la proprietà fino all’Ottocento quando subentrarono cronologiamente i Ridolfi, gli Uguccioni, i Del Turco e i Lemmi.
Il castello si presenta con fattezze evocativamente medievali, anche se un occhio architettonicamente evoluto riscontrerebbe certe sottolineature ‘medievaleggianti’, tese a enfatizzare ed evocarne la natura originaria, con accentuati stilemi di gusto neo-medievalista, riscontrabili nella merlatura delle pareti perimetrali e in certi caratteri troppo marcati, che trascendono nella libera immaginazione. Tutto ciò è frutto dell’opera, oggi non più apprezzata, perché filologicamente scorretta, dell’allora molto considerato architetto Micheli, esponente di quell’estetica di fine Ottocento, che i Lemmi ingaggiarono per un ripristino generale del complesso. Ma, nonostante queste forzature, presenti anche in certi brani degli interni, il castello ha mantenuto un’innegabile proporzione e un armonioso, gradevolissimo equilibrio formale, con quella solida struttura quadrilatera, circondata da torri circolari e anticipata da un sereno spazio verde che guarda le morbide colline del Chianti.
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