
Quando, agli albori del Mille, furono gettate le fondamenta e tirate su le prime pietre castellane di questo grandioso complesso fortificato, il territorio che spazia attorno all’antico abitato di Castagneto Carducci era assai diverso da quello odierno. Il Bolgherese, con i suoi qualificati vigneti e la Costa degli Etruschi con la sua autoctona e profumatissima macchia mediterranea, che pare tuffarsi nelle acque del Tirreno, erano terre ancora boschive e poco coltivate e sotto il costante pericolo dei terribili pirati saraceni, che per almeno tre secoli saranno ospiti sgraditi e molto temuti nel lungo tratto di mare compreso fra la coste labronica e grossetana.
Signori della zona fin dagli inizi del feudalesimo, i della Gherardesca, dinastia comitale d’origine longobarda, risalente a quel Gherardo, vissuto nel X secolo, che fu Signore di Volterra e feudatario del castello di Donoratico, si erano via via dotati di una fitta maglia di fortificazioni, strategicamente erette per la difesa e il controllo dell’entroterra e del mare.
Fra queste poderose fortificazioni quella più grandiosa e strategicamente fondamentale fu proprio il Castello di Castagneto Carducci, che ancora sorge su una vetta che guarda l’antico abitato, spaziando lo sguardo su un mare bellissimo e ormai da secoli pacificato, che, nelle giornate più terse, permette di apprezzare le sagome e talvolta perfino i contorni dell’ l’Isola d’Elba, della Capraia, della Corsica e della Gorgona.
È ovvio che in oltre mille anni di vita il castello abbia subito trasformazioni significative, ampliamenti e rimaneggimenti ma, nel complesso, ha mantenuto quel suo sapore fiero e una certa, filologica credibilità visto che si presenta ancora ben poggiato sulla sua struttura originaria di pietre forti, con quella sua facciata interna convessa, che richiama l’antico disegno di un vero castello difensivo. Castello che fu abitato anche da quel conte Ugolino della Gherardesca, che osò sfidare Pisa e la cui straziante fine il Sommo Poeta ricorda, in toni compassionevoli, nel XXIII Canto dell’Inferno.
Gli interni del castello si aprono in eleganti saloni che sfociano in grandi terrazze. Attorno giardini e spazi verdi di raffinate geometrie. Moltissime sono le testimonianze che certificano l’importanza di questa antichissima famiglia, che nella sua lunga storia si imparenterà con le più potenti famiglie d’Europa, a partire dagli Imperatori di Svevia, per continuare con i Gongaza, i Medici, gli Orsini, gli Appiani e più recentemente gli Antinori.
Non trascurabile, anche se realizzato negli anni ’30 del Novecento un ciclo di affreschi di mano del pittore Alberto Zardo, apprezzato maestro realista, che magnifica le gesta più eclatanti di alcuni esponenti dei della Gherardesca.
Pregevole è la duecentesca chiesa di San Lorenzo, affiancata da una torre campanaria, ricostruita negli stessi anni degli affreschi, in stile Neomedievalista.
Parte del poderoso complesso è oggi riservato a convegni, convention aziendali, lunch, cene di lavoro, presentazioni e degustazioni.
Rispondi